Una mano o forse due?

Io credo che la gioia non si impone mai, così come non si impone Dio. La nascita di Gesù è un limite e noi siamo stufi di limiti ma nella vita di un cristiano il Natale porta dei limiti, lo deve per forza perché ogni anno, come Gesù al tempio anche noi ci conquistiamo un po di più vicinanza con Dio, di più intimità, facciamo anche noi il nostro bar mitzvah quando ci distacchiamo poco a poco delle figuri di riferimento della nostra vita e siamo più capaci a rispondere solo davanti a Dio, a un Dio fatto carne, vivo, che piange e che ha bisogno di noi, che lo cresciamo dentro, lo allattiamo, lo fasciamo, lo proteggiamo, giochiamo con lui, lo custodiamo, lo amiamo.  Mi ha sempre toccata l’amore forte, umile e puro di santa Teresina di Gesù, la protettrice delle Missioni per il bambino Gesù. Scrive nel suo diario “mi ero offerta a Gesù Bambino per essere il suo trastullo, e gli avevo detto che non si servisse di me come di uno di quei balocchi di pregio, che i fanciulli si contentano di guardare, ma come di una piccola palla di nessun valore, da poter buttare per terra, spingere col piede, lasciare in un canto, oppure stringere al cuore, qualora ciò potesse fargli piacere. In una parola volevo divertire Gesù Bambino e abbandonarmi ai suoi capricci infantili».Quindi forse possiamo offrire compassione invece di chiedere gioia oppure offriamo noi questo calore del cuore e ringraziamo il Signore per questo immenso privilegio di averci amati per primo. Ci chiede a ognuno una mano, o forse due. A proposito di dare una mano (o due), una parrocchiana ha offerto molte ore di lavoro concluse in una bellissima rappresentazione delle Persone della Trinità per aiutare a pagare i trattamenti per i banchi della nostra chiesa. Nell’icona donata è raffigurata la scena della visita fatta ad Abramo dalla Trinità (nelle sembianze di angeli) per attuare la promessa fatta a lui e alla moglie Sara di una discendenza numerosa. È un modello realizzato dal maestro iconografo Andrej Rublev per il monastero della Trinità di San Giorgio intorno a 1422 conservato presso la Galleria statale di Tret’jakov a Mosca. Secondo la tradizione al centro è collocato il Figlio con tunica rossa (sacrificio), a sinistra il Padre con tunica blu(vita eterna) e manto rosa cangiante quasi oro e a destra lo Spirito Santo con manto verde( simbolo della vita). Al centro della mensa è raffigurato un calice, simbolo del sacrificio eucaristico del Cristo e le figure laterali formano esse stesse, con i contorni interni, una coppa. L’icona (50X60cm) è realizzata su tavola di tiglio in massello con fondo dorato in oro 24k su bolo; dipinta con la tecnica della tempera all’uovo (pigmenti naturali) e protetta con olifa e copale. Che Dio la benedica e auguro che questa Presenza meravigliosa di questa unica e bellissima icona sulla quale trovate informazioni da padre Renato benedica la casa dove sarà accolta, la nostra comunità e la generosità e umiltà del iconografo che ha voluto restare in anonimato.

Smărăndița Voicu

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